Antonio e Giampaolo Angelucci, rispettivamente ex parlamentare del PdL ed ex editore di Libero e del Riformista avevano intentato tempo fa una causa contro Wikimedia Italia e una parallela contro Wikinedia Foundation per una serie di informazioni a detta dei fratelli Angelucci false e diffamatorie, relative a presunte corruzioni che li avrebbero visti coinvolti. Informazioni queste che, secondo la linea difensiva degli Angelucci, avrebbero gravemente danneggiato l’immagine degli stessi determinando un danno di circa 20 milioni di €.
Il 9 luglio prima (con sentenza n. 70572/09) e il 24 luglio poi, il Tribunale di Roma ha ritenuto Wikimedia Inc e Wikimedia Italia non responsabili delle informazioni presuntivamente diffamatorie inserite dagli utenti all’interno delle pagine di Wikipedia.
In particolare Wikimedia Inc. viene qualificata dal Tribunale di Roma come “hosting provider” e non come “content provider” e di conseguenza la sua responsabilità non può essere riferita ai contenuti inseriti nelle pagine del suo sito dai milioni di utenti in tutto il mondo. Al contrario infatti verrebbe a configurarsi una sostanziale responsabilità oggettiva poichè non sarebbe tecnicamente possibile un controllo capillare di tutte le informazioni che quotidianamente vengono inserite da tali utenti.
Wikimedia Italia invece è stata considerata non responsabile poichè la sua attività è solo di supporto logistico e di servizi in genere a Wikimedia Foundation.
La doppia pronuncia del Tribunale di Roma è stata netta e inequivocabile, con l’attribuzione delle spese legali a carico degli Angelucci.
Con questa pronuncia si riapre ancora una volta il tanto dibattuto tema della cosiddetta responsabilità dell’intermediario internet.
Come noto il tema è di grande attualità in tutto il mondo e la Stanford University (e altre università americane) dedicano grande attenzione ad un tema che naturalmente non è solo italiano.
Fino a che punto un operatore internet può dirsi estraneo alle attività e condotte dei suoi utenti?
E’ sufficiente avere delle condizioni generali che escludono qualunque responsabilità dell’operatore?
Di quali strumenti il provider internet dovrebbe dotarsi per evitare che i suoi utenti violino (come nel caso Angelucci) le leggi applicabili?
Esistono limiti quantitativi e qualitativi a questa responsabilità e la stessa è legata al numero di utenti del provider, cosicché di fronte a pochi utenti non si possa parlare più di responsabilità oggettiva?
Tutti questi sono temi che vengono analizzati e affrontati da molti sistemi legali nel mondo e dalla lettura delle leggi e delle sentenze disponibili in rete sull’argomento, è possibile verificare l’evoluzione della Internet Intermiadiary Liability.
Di certo oggi sappiamo che se una società si qualifica, in considerazione della sua attività concreta, non come un “content provider” ma come un “hosting provider”, la sua responsabilità in merito ai contenuti pubblicati è affievolita se non esclusa in considerazione del numero dei suoi utenti e del limite alla responsabilità definita come oggettiva.
Se infatti passasse il principio secondo il quale un hosting provider è sempre responsabile dei contenuti pubblicati dai suoi utenti, oggi la gran parte dei social network e probabilmente anche google e altri motori di ricerca, avrebbero già chiuso.
Esiste quindi un tema legale ma anche uno di politica economica che sorregge questa impostazione. Tema che assume colorazioni diverse a seconda di come viene utilizzata la figura dell’hosting provider.
Un caso sicuramente opposto è quello di Aereo la società internet di New York che offriva servizi di interconnesione tra utenti affinchè questi potessero condividere programmi televisivi.
Come noto, con decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti del 25 giugno 2014, la Aereo Inc. è stata dichiarata in violazione dei diritti di proprietà intellettuale in capo alle società distributrici dei prodotti televisivi, trasmessi anche da Aereo.
A poco è servita la linea difensiva di Aereo che sosteneva la sua posizione di terzietà e di mero hosting provider, anche se, non tutti i membri della Giuria hanno ritenuto sussistente la responsabilità del provider Newyorchese.
Di grande interesse per monitorare l’andamento della Internet Intermidiary Liability e la World Intermidiary Liability Map, un progetto creato e curato dall’Avvocato Giancarlo Frosio per la Stanford University ed al quale contribuisco volentieri.
Dall’analisi della mappa si possono trarre informazioni preziose in merito all’evoluzione del fenomeno e la condivisione di tali informazioni può contribuire a creare un sistema legale efficiente e sano a vantaggio di tutti gli operatori e degli utenti, nel rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali dell’uomo.
Avv. Massimo Simbula