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Su UK, USA, Europa, e il vecchio Checkpoint Charlie

News da Londra.
La citta’ e’ sempre stupenda anche se sotto il solito cielo plumbeo.

Entrare nei luoghi chiusi e accedere ai locali senza mascherine e green pass ti da la sensazione di entrare in un’altra dimensione o meglio sembra di superare un immaginario checkpoint charlie dove la Berlino Est vecchia e corrotta siamo noi europei.

Il tempo di atterrare e apprendo che ieri 4 aprile, il HM Treasury (il Ministero del Tesoro britannico) ha annunciato di voler creare, tramite The Royal Mint (la Zecca di Stato inglese nata oltre 1100 anni fa) un NFT da lanciare entro l’estate.

La cosa piu’ interessante e’ che l’annuncio viene fatto dal Ministero del Tesoro su Twitter dichiarando che il Regno Unito in questo modo vuole dimostrare il suo interesse verso il mercato delle cripto, foriero molto probabilmente di una regolamentazione in totale controtendenza rispetto a quella proposta nella sconclusionata bozza di regolamentazione europea sulle criptoattivita’ nota come Micar.

Se cio’ accadra’, l’Unione Europea (in caso di approvazione della Micar e se prosegue con le sue norme obsolete in materia di AML) avra’ una incredibile difficolta’ nel gestire il flusso di aziende che lasceranno il continente per operare in un paese che sembra accelerare decisamente verso un sistema cripto friendly.

Credo che l’inghilterra (nonostante anche io sia rimasto deluso dal suo abbandono dell’Unione) stia dimostrando in questo periodo un livello di straordinaria civilta’ e lungimiranza da cui noi europei un po’ invecchiati e decotti dovremmo prendere spunto.

Ed e’ proprio la normativa antiriciclaggio a mio avviso il punto di fondo.

Nel 1970, Richard Nixon approvò (ironia del nome) il Bank Secrecy Act, che richiedeva alle istituzioni finanziarie di controllare i propri clienti al fine di prevenire operazioni criminali.

Era l’inizio dell’AML organizzato.

Ma erano anche gli anni della guerra fredda e il controllo dei flusso di denaro da e verso russi in maniera capillare era essenziale (vi ricorda qualcosa ?)

Da allora, la portata della sorveglianza è cresciuta in modo esponenziale.

Ad esempio, le banche nel 1970 dovevano segnalare transazioni superiori a $ 10.000.
Ma $ 10.000 nel 1970 corrispondono a $ 73.000 di oggi.

Solo dopo gli anni ’90 il resto del mondo ha organizzato un monitoraggio strutturato volto a prevenire il “riciclaggio di denaro”.

Il tutto principalmente a causa della pressione degli Stati Uniti dopo gli attacchi terroristici del 2001 al World Trade Center e a Washington, DC.

Ancora una volta sembrerebbe che il vero obbiettivo non siano tanto i tradizionali riciclatori ma soggetti e attivita’ politiche o terroristiche determinate.

Ok. Tutto corretto. Ma nel tempo il livello di controllo e’ diventanto estenuante, cervellotico, costosissimo (si parla di centinaia di miliardi di dollari l’anno tra compliance, sanzioni, ecc.), macchinoso, invasivo, ipertrofico.

Ha senso tutto questo?

O forse e’ come cercare di pescare un pesce siluro in uno stagno con un Bazooka?

Le attuali regole antiriciclaggio non fermano la stragrande maggioranza del riciclaggio di denaro.

Secondo Rob Wainwright, Direttore di Europol, i riciclatori di denaro continuano ad avere successo nel 99% dei casi nonostante tutte queste norme.

E noi che facciamo?

Continuiamo a stratificare piu’ norme su un presupposto sbagliato.

Perché i criminali dovrebbero utilizzare il mercato relativamente piccolo delle criptovalute per riciclare fondi pubblici, quando possono facilmente riciclare miliardi attraverso il sistema finanziario convenzionale senza lasciare traccia?

Normativa antiriciclaggio: ma quanto ci costi?

Si stima che la spesa mondiale per AML incluse spese per adempimenti delle aziende, dipendenti dello stato dedicati e sanzioni applicate ai privati, superi i 180 miliardi di dollari l’anno, circa 100 volte più dei 1-2 miliardi di dollari di attività criminali che vengono sequestrate ogni anno grazie a queste normative.

Anche i costi sociali sono elevati. Le regole burocratiche progettate per tenere fuori i criminali escludono milioni di clienti legittimi.

Il più delle volte si tratta di gruppi emarginati.
Se vivi in un paese piccolo o povero, potresti trovare molti ostacoli nel rispettare le variopinte architetture AML progettate da un product manager di San Francisco su consiglio di un avvocato belga.

Pensiamo alla prova della residenza.

Il servizio KYC di diverse aziende non riesce a comprendere che ci sono luoghi in cui le persone non usano le bollette per dimostrare la residenza. Senza contare i continui cambi dei format documentali da parte di alcuni stati, che rendono complesso se non impossibile il riconoscimento di tale documento.

I dipartimenti antiriciclaggio nelle società di servizi finanziari si occupano più del burocratico rispetto della legislazione antiriciclaggio che di una effettiva lotta al riciclaggio di denaro.

In un cervellotico e robotizzato inseguimento delle regole sull’anti riciclaggio, nessuno si chiede se queste regole abbiano un senso e se le informazioni ricavate (ad un costo enorme) siano utili agli investigatori

In altre parole, le frodi sono cresciute a tassi astronomici in tutto il mondo e le leggi KYC hanno contribuito notevolmente a questo. Le persone sono ora abituate a condividere i loro documenti di identità personale con una vasta gamma di attori che vanno dalle banche ai fornitori di telecomunicazioni.

Perche’ ci si sorprende quando le loro informazioni vengono compromesse?

Ricordate il famoso detto “Do not trust but verify”?

Il concetto di fondo della (o meglio delle) blockchain e’ che ogni singola transazione puo’ essere verificata e monitorata non adempiendo a inutili regole burocratiche e procedure documentali ma sfruttando la tecnologia di fondo a disposizione.

Certo, e’ vero che esistono tecniche di offuscamento, i CoinJoin, i Thumbler o altri sistemi di mixing, e ancora le cosiddette privacy coin come Monero o Zcash.

Ma queste soluzioni sono sufficienti a garantire l’impossibilita’ del tracciamento?

Risposta 1: NO.

Risposta 2: Parliamo di utenti che potrebbero violare con estrema semplicita’ anche le regole AML tradizionali e scelgono di violare la legge con le cripto, spesso perche’ illusi di evitare il tracciamento o perche’ il regolatore e’ concentrato sulle regole e non sulla tecnologia.

In che modo la criptovaluta può interrompere le normative antiriciclaggio? I sistemi basati sulla crittografia sono particolarmente adatti per dimostrare l’identità e la provenienze di fondi. Inoltre, possono farlo in modo da preservare la privacy e la riservatezza.

Ad esempio, potresti aprire conti presso un’entità centralizzata in modo pseudonimo, utilizzando una chiave pubblica verificata da un’autorità fidata.

In questo modo devi fidarti di una sola entità con i tuoi dati. Un simile metodo di conservazione della privacy potrebbe essere utilizzato nella finanza decentralizzata (DeFi) utilizzando prove a conoscenza zero.

Diversi wallet hanno annunciato che bloccheranno gli indirizzi sanzionati dai loro pool CoinJoin, il che significa che gli utenti possono essere sicuri che non mescoleranno fondi con individui sanzionati. Queste misure, mentre contrastano l’etica resistente alla censura della criptovaluta, generano molto meno danni collaterali rispetto ai divieti generali e alla sorveglianza attuale.

L’industria delle criptovalute è nata dalla consapevolezza che il moderno sistema finanziario lascia gli individui vulnerabili agli abusi di terze parti fidate.

L’attuale groviglio delle normative KYC e AML guidate dal GAFI ha dato vita a sistemi inefficaci che fanno ben poco per fermare il riciclaggio di denaro.

Al contrario, consentono la censura politica, la sorveglianza finanziaria, la frode e la disuguaglianza.

L’industria delle criptovalute dovrebbe dare l’esempio attraverso l’uso di nuovi metodi anti-crimine innovativi ed efficaci, invece di forzare quelli vecchi e inefficaci.

Questa non e’ una battaglia che interessa solo alcuni nerd patiti di cripto.

E’ una battaglia di civilta’.

Qualche lettura:

1) Economist: “The war against money-laundering is being lost” https://www.economist.com/finance-and-economics/2021/04/12/the-war-against-money-laundering-is-being-lost

2) FinTech Talents “Digital Identity: a nut that remains to be cracked” https://www.fintechtalents.com/digital-identity-a-nut-that-remains-to-be-cracked/

3) Politico.eu “Europe is losing the fight against dirty money” https://www.politico.eu/article/europe-money-laundering-is-losing-the-fight-against-dirty-money-europol-crime-rob-wainwright/

4) Journal of financial crime, vol. 25, issue 2 “Uncomfortable truths? ML=BS and AML= BS2” https://www.emerald.com/insight/content/doi/10.1108/JFC-08-2017-0071/full/html

5) Journal of Money Laundering Control (07/2014) “The FATF’s customer identification framework: fit for purpose?” https://www.emerald.com/insight/content/doi/10.1108/JMLC-01-2014-0003/full/html

6) Consult Hyperion “AMLChain” https://chyp.com/2015/10/23/amlchain/

7) 15MB “Follow the e-money” https://blog.dgwbirch.com/?p=485

8)Data Science Central “Detecting Money Laundering with Unsupervised ML” https://www.datasciencecentral.com/detecting-money-laundering-with-unsupervised-ml/

9) Forbes “The Case Against The Anti-Money Laundering Rules” https://www.forbes.com/sites/davidbirch/2021/05/03/im-anti-the-anti-money-laundering–rules/?sh=2e26e5313111