[:it]Ma quanto e’ bello Bitcoin?
Una storia di mistero, anarchia, liberta’, gioco, rivoluzione.
C’e’ tutto quello che serve per confezionare la migliore spy story del secolo ed oggi si aggiunge un altro tassello.
Un protocollo pubblicato oltre 10 anni fa da uno sconosciuto che promette di liberarci dal potere delle banche centrali.
E che dopo un anno circa sparisce nel nulla.
Si fa chiamare Satoshi Nakamoto ma in realta’ nessuno lo ha mai visto.
Un piano perfetto in linea con le migliori pratiche di OPSEC (Operational Security).
Tecnica militare. Se l’anello debole di un protocollo che promette una rivoluzione e’ l’uomo che lo ha creato, cosa c’e’ di meglio se non far sparire il creatore?
Non sappiamo se e’ un lui, una lei o un gruppo di persone.
Ma una traccia l’ha lasciata. I suoi 980.000 bitcoin, fermi, immobili perche’ se si spostano, lasciano delle bricioline che potrebbero portarci a scoprire qualche verita’.
Pensate: quasi 8 miliardi di euro (alla valutazione odierna) parcheggiati li.
Senza contare il fork di Bitcoin Cash.
Chi puo’ permettersi di non utilizzare questa incredibile fortuna?
Forse un morto (si parla di Hal Finney)?
Il Dott. Male che racimola soldi per conquistare il mondo dopo averlo illuso di volerlo liberare?
O semplicemente un povero crittografo che ha perso la chiave privata del suo wallet e sta ancora lanciando imprecazioni mentre tutti noi lo crediamo un geniale libertario?
Tutto puo’ essere.
Ma l’avventura non e’ finita.
Un tale, chiamato Craig Steven Wright, sostiene da tempo di essere lui Satoshi Nakamoto
Ma non solo nessuno gli crede (se non i congiunti per dirla alla Conte) ma lo perculano con discreta efficacia a vario livello.
Per questo ha intentato molte cause per diffamazione. Diverse le ha perse dovendo pagare pure le spese processuali, altre erano improcedibili. Qualcuna si trascina. Ma niente, non riesce.
Ora pero’ siamo arrivati al colmo.
Siamo nella calda Florida. Ed il Giudice di una assonnata Corte Distrettuale (Beth Bloom) si ritrova tra le mani una brutta bestia.
Deve decidere se la Kleiman Estate, che ha citato in giudizio Craig Wright, deve essere risarcita da quest’ultimo per avere manipolato l’eredita’ di circa 1 milione di Bitcoin spettante alla Kleiman Estate quale erede del defunto David Kleiman, un ricercatore scientifico, esperto in sicurezza informatica che si sostiene fosse titolare di questi bitcoin.
Pare infatti che Craig, partner per alcuni anni di David, lo abbia raggirato e gli abbia portato via una fortuna in bitcoin.
Il Giudice Bloom, in pieno Coronavirus, ha deciso di fissare la prima udienza il 6 luglio alle 9.00 (segnatevelo eh) invitando le parti a produrre le loro prove e documenti entro il 22 giugno.
E qui arriva il bello.
Scene da circo. Craig che si oppone a tutte le richieste di testimonianza e alle prove di Kleiman. Panico quando i legali di Craig chiedono espressamente di eliminare dalla lista dei testimoni il Guru Antonopoulos perche’ quest’ultimo lo denigrava sui social e perche’ lo aveva soprannominato “FAKETOSHI” (in italiano FALSOSHI ma non rende bene).
Insomma sarebbe roba da gne gne gne se non fosse che la causa e’ da billions.
E arriviamo a oggi.
O meglio al 21 maggio quando Faketoshi (pardon) Craig Wright, deposita (dopo l’ennesima richiesta in tal senso del Giudice Bloom) tre liste di indirizzi atti a dimostrare la provenienza dei bitcoin e quindi la sua ragione
Craig deposita ben tre liste.
La lista e’ vita diceva l’eroico Shindler ma qui non c’e’ niente di eroico.
Non solo da queste liste non emerge alcun blocco minato da Satoshi ma pare che le stesse si riferiscano ad indirizzi non attribuibili a FALSOSHI.
Ed arriviamo al colpo di scena (ma ce ne saranno altri).
Il 24 maggio qualcuno in possesso delle chiavi di 144 indirizzi Bitcoin crea un messaggio firmandolo con gli indirizzi inseriti proprio nelle liste depositate alla Corte Distrettuale della Florida.
Il messaggio firmato da sconosciuti dice: “Craig Steven Wright e’ un bugiardo. Non ha le chiavi usate per firmare questi messaggi”
Poi, dopo aver brevemente fatto riferimento a Lighting Network, conclude dicendo:
“We are all Satoshi”
Colpo di scena. Chi ha scritto questo messaggio? E’ forse Satoshi?
Molti esperti di chain analysis si sono lanciati a capifitto per scopire chi stava dietro questo messaggio. Ma niente. Non sembrerebbe ricollegabile ai blocchi minati dal Sig. Nakamoto.
Quindi Craig deposita in giudizio una lista di indirizzi sostenendo che sono suoi e in tempo zero viene sbugiardato da uno sconosciuto che, insultando e ridicolizzando Craig con quel messaggio, dimostra che quegli indirizzi non sono ricollegabili a Craig.
Pero’ sappiamo qualcosa.
Il messaggio anonimo postato nella Debian Pastezone e’ stato firmato con chiavi private e la coinbase transaction corrisponde ad indirizzi creati tra il 2009 e il 2010.
E tutto questo quando accade?
4 giorni dopo (20 maggio) che 50 bitcoin minati il 9 febbraio 2009 si sono spostati.
Satoshi e’ vivo? Oppure sono bitcoin di qualcuno che minava insieme a Satoshi in quei tempi?
Di certo la storia non finisce qui.
E niente. Bitcoin e’ bellissimo.[:]