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Londra contro i “troll” online: due anni di carcere a chi insulta e minaccia sul web

Fino a due anni di carcere ai ‘trolls’ di Internet, ovvero chi lancia attacchi e offese “oltre ogni misura” sui social network. È questa la proposta del Guardasigilli britannico, Chris Grayling, per bloccare e punire gli attacchi a sfondo sessuale e razziale sulla rete.

Secondo la proposta del ministro della Giustizia, che dovrà essere votata dal Parlamento di Londra, la precedente pena massima di sei mesi di carcere sarà quadruplicata all’interno del piano contro i “vigliacchi” che postano commenti offensivi online. “Questi trolls di internet sono vigliacchi che stanno avvelenando la nostra vita nazionale. Nessuno consentirebbe un tale veleno in un faccia a faccia, così non dovrebbe esserci alcuno spazio per tale comportamento sui social media. Ecco perché siamo determinati a quadruplicare l’attuale condanna a sei mesi”, ha spiegato Grayling in un’intervista al Mail on Sunday. La legge, ha concluso il ministro, punta a “combattere la crudeltà in rete e sottolineare la nostra determinazione contro questo fenomeno”.

IL CASO MADELEY-FINNEGAN – La mossa arriva pochi giorni dopo le minacce rivolte a Chloe Madeley dopo che è intervenuta per difendere i commenti controversi della madre Judy Finnigan sul calciatore Ched Evans condannato per stupro. Finnigan aveva infiammato il dibattito scrivendo che Evans avrebbe dovuto riprendere la sua carriera calcistica perché il suo crimine era “non-violento” e non ha causato “danni fisici”. La figlia, intervenendo nel dibattito, è stato minacciata di stupro. “Dobbiamo essere chiari su questo punto – ha spiegato il Guardasigilli -, i trolls di Internet rischiano due anni di carcere”.

Se da una parte l’inasprimento delle pene e l’effetto annuncio puo’ produrre i suoi effetti deterrenti, non e’ chiaro se si voglia creare una legge ad hoc dedicata all’uso (o abuso) della rete da parte di utenti non identificati o si intenda invece avvalersi delle leggi generali gia’ esistenti e applicabili al reato di diffamazione, minacce, o stalking sia on line che off-line.

Nel primo caso si cadrebbe di nuovo nell’ennesimo tentativo di violare i principi sacrosanti della Net-Neutrality in nome di comportamenti criminali che meriterebbero una diversa e piu’ attenta analisi. Non e’ infatti il mezzo il problema, ma le persone che abusano dello stesso.

Attendiamo il testo del provvedimento definitivo.

Massimo Simbula