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La Regolamentazione Tecnologica Non Uccide l’Innovazione: Lezioni da un Paper di 70 Pagine (che però dimentica MiCAR)

Ho appena letto l’articolo di Anu Bradford (Columbia Law School) sulla Northwestern University Law Review: “The False Choice Between Digital Regulation and Innovation.

Bradford smonta una narrativa dominante: la regolamentazione stringente NON è la causa principale del ritardo tecnologico europeo.

L’Europa non ha un suo Google o Facebook non per colpa di GDPR o Digital Markets Act, ma per ragioni strutturali tra cui:

✅ Mercato unico digitale frammentato (27 paesi, 24 lingue)
✅ Mercati dei capitali sottosviluppati
✅ Leggi fallimentari punitive e cultura avversa al rischio
✅ Incapacità di attrarre talenti globali

Tuttavia il paper, di grande spessore tecnico, a mio avviso non analizza gli effetti positivi della deregulation “legalizzata” con la Direttiva e-Commerce del 2000 e in particolare con il suo art. 15 (assenza dell’obbligo generale di sorveglianza), ma sopratutto non dedica neppure un cenno al MiCAR.

Il regolamento europeo sulle criptoattività ha radicalmente ridotto il mercato degli operatori del settore nel continente con evidente:

🔴 Esodo di exchange e progetti dall’Europa
🔴 Costi di compliance proibitivi per startup
🔴 Perdita di competitività globale

🤔 La Lezione (Amara)

Credo ci sia una netta differenza tra una regolamentazione lungimirante come la Direttiva e-Commerce 2000 e una regolamentazione soffocante (MiCAR)

Un Regolamento, il MiCAR, con un approccio precauzionale eccessivo, con barriere insormontabili per startup ma sopratutto con un eccessivo potere discrezionale concesso alle authority con conseguente rischio di shopping regolamentare che contribuisce ad una ukteriore frammentazione del mercato digitale europeo.

L’Europa degli anni 2000 sapeva fare regolamentazione intelligente.

L’Europa del 2024 tra MiCAR, GDPR, NIS2, PSD2 (o 3), AI Act, ecc. ha dimenticato quella lezione?

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