La Securities and Exchange Commission (SEC) statunitense ha di recente avviato una procedura per raccolta informazioni preliminare nei confronti di PayPal, in relazione alla sua nuova stablecoin, la PYUSD.
Naturalmente siamo in una fase del tutto preliminare e non è detto che questa raccolta informazioni sfoci poi in un procedimento giudiziario analogamente a quanto accaduto con altre realtà del mondo cripto.
Tuttavia è evidente che il tempismo della SEC dimostra da una parte l’intenzione dell’organo di controllo di bloccare sin dalla culla i progetti dei “big fish” del mondo cripto, dall’altra interviene in un momento estremamente particolare: PayPal ha annunciato il suo ingresso nel mondo cripto in pieno cripto-winter e questo da una parte ha rivitalizzato il mercato, con evidente preoccupazione del regolatore.
Come sappiamo oggi invece il mercato è riesploso per una serie di altri motivi (non ultimi i progetti ETF e l’imminente halving di Bitcoin) e la difficoltà del regolatore nel controllare il profluvio di progetti diviene sempre più evidente. Fondamentale quindi individuare i maschi alfa da abbattere per mandare un chiaro segnale al mercato.
Già la SEC ha avviato procedimenti contro Coinbase e contro Binance. Quest’ultima con oltre 13 capi di accusa, tra cui quello relativo alla vendita di prodotti finanziari senza autorizzazione.
Ma cosa hanno in comune PayPal e Binance?
Paxos.
Paxos Trust Company è un’istituzione finanziaria e una azienda tecnologica con sede a New York specializzata in blockchain. I prodotti offerti dall’azienda includono un servizio di brokeraggio di criptovalute, servizi di tokenizzazione di asset e servizi di liquidazione.
ItBit, un exchange di bitcoin gestito da Paxos, è stato il primo exchange di bitcoin ad essere autorizzato dal Dipartimento dei Servizi Finanziari dello Stato di New York, conferendo all’azienda la capacità di svolgere attività di custodial e exchange per i clienti negli Stati Uniti.
Paxos è stata fondata nel 2012 ed ha sede a New York City, con uffici a Londra e Singapore. Ad aprile 2021, l’azienda ha ricevuto 540 milioni di dollari di finanziamenti.
Paxos ha supportato sia Binance (con il BUSD) che, ora, PayPal con il suo PYUSD e sta, obbiettivamente, diventando troppo grossa anche per SEC.
Come fare per bloccarla? Diversi rappresentanti SEC ribadiscono che le stablecoin rappresentano un chiaro pericolo per la stabilità dei mercati finanziari e sembrerebbero voler configurare una ipotetica fattispecie di prodotto finanziario anche per PYUSD.
Ma è veramente possibile considerare la nuova stablecoin di PayPal un prodotto finanziario?
In teoria, allargando le maglie del noto Howey Test, basato su un vecchio precedente giurisprudenziale ante seconda guerra mondiale, qualunque cosa potrebbe divenire un prodotto finanziario. Ed in realtà anche in Italia l’approccio voluto dal legislatore, con il nostro Testo Unico Finanziario, mira proprio a questo: creare una casistica talmente ampia e variabile da poterci far rientrare tutto.
Ma queste norme, così poco chiare e precise sono legittime?
Favoriscono o danneggiano l’imprenditoria?
Tutelano davvero i risparmiatori o forse proteggono gli attuali incumbent finanziari?
Ma sopratutto, se le stablecoin sono basate sul dollaro americano, non ne favorirebbero l’acquisto (visti gli obblighi di riserva)? Perchè qundi presentare l’attacco alle stablecoin come una misura volta a garantire gli equilibri sui mercati finanziari americani quando, al contrario, la loro emissione potrebbe tecnicamente valorizzare lo stesso dollaro oggi oggetto di rilevanti criticità?
In tutto ciò assistiamo ad un ipotetico salto carpiato del regolatore: esiste un accordo commerciale tra PayPal e Paxos in forza del quale quest’ultima trae guadagno dalla vendita di PYUSD? Se si, non si potrebbe considerare PYUSD come una sorta di prodotto finanziario?
Mi sembra evidente la forzatura e non ci resta che assistere al prosieguo di questo procedimento che stavolta vede il gigante della finanza tradizionale PayPal contro SEC.
Ma il punto è evidente (sia in Italia che negli Stati Uniti): le imprese hanno bisogno di certezza.
Il regolatore dovrebbe avviare massicce campagne di informazione sul territorio, che allertano gli incauti risparmiatori sulle innumerevoli truffe che ogni giorno vengono proposte da sedicenti esperti cripto ma che nulla hanno a che vedere con tecnologia e criptoattività. Questo potrebbe essere un ottimo modo per tutelare i risparmiatori, differenziando con attenzione prodotti tecnologici innovativi da pentole e pentolacce il cui acquisto porta spesso a danni economici a cui difficilmente si può porre rimedio se non con la prevenzione e lo studio della materia.