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I confini legali delle Startup Innovative: il caso Uber e la recente diffida in California

Gli esperti di innovazione italiani hanno gridato allo scandalo quando poco tempo fa la Regione Lombardia (Roberto Maroni) e il Ministro dei Trasporti (Maurizio Lupi) dichiaravano apertamente (e non senza qualche tono eccessivo) che Uber svolgerebbe attività in violazione delle norme applicabili in tema di trasporto di persone e che la normativa vigente non consentirebbe l’uso della relativa applicazione.

Sembrava come al solito un problema tutto italiano.

Ma ovviamente non è così.

Negli Stati Uniti la Commissione Californiana sui Trasporti Pubblici ha notificato una violazione del Codice sui Servizi Pubblici della California nei confronti di Uber, Lyft e SideCar precisando che il modello di business da loro portato avanti tramite il recente UberPool, basato sulla condivisione delle corse e sulla tariffazione ad ogni singolo passeggero della medesima corsa, non è permesso alla luce della nuova normativa sui trasporti vigente nello Stato.

In particolare la Commissione ha stabilito che i servizi offerti dalle tre startup sono in violazione della Sezione 5401 del Codice sui Servizi Pubblici che proibisce testualmente “il divieto per un trasportatore di persone di applicare tariffe su base individuale”.

Se da una parte il reperire corse a basso costo verso una specifica direzione, condividendo il taxi (atecnicamente così definito) con terzi, comporta una inevitabile riduzione del traffico, sopratutto nelle ipotesi in cui il business si sviluppa nel tempo, tale soluzione è espressamente vietata dal predetto codice, il quale stabilisce che le tariffe devono essere basate sulla corsa e non applicabili ad ogni singolo soggetto presente nel taxi.

Inoltre la Commissione lamenta una mancata comunicazione da parte di Uber, Lyft e SideCar le quali non hanno opportunamente informato l’autorità prima di avviare questa linea di business in modo da illustrare ai consumatori questa soluzione ed eventualmente in modo da poter organizzare una consultazione on line a cura della Commissione stessa per i coinvolgere tutti i soggetti interessati.

Uber, subito dopo aver ricevuto la lettera, ha diffuso un comunicato nel quale informa di essere lieta di avere l’opportunità di poter condividere con la Commissione i benefici del car-sharing e di UberPool e di come questa piattaforma funziona realmente, al fine di poter continuare a garantire agli utenti e al traffico cittadino gli ineguagliabili vantaggi per i cittadini del Golden State.

Subito dopo però Uber alza i toni: “Pensavamo di aver visto tutto e invece la Commissione ha decisio di tentare di chiudere la nostra piattaforma di carpooling” – sostiene la startup. “Evidentemente alla Commissione, non piace il progresso tecnologico, il miglioramento della situazione ambientale e in generale tutto ciò che rende la California un posto bello dove vivere“.

Anche Lyft ha rilasciato un comunicato dopo la ricezione della warning letter, ma di tono decisamente più moderato. Nel comunicato Lyft valorizza quanto dalla società realizzato sia in termini di beneficio per i consumatori che di riduzione delle emissioni di carbonio e di essere lieta di poter discutere queste nuove forme di trasporto con il presidente della Commissione, Peevey, e con i membri della Commissione stessa “al fine di garantire la prosecuzione di un servizio innovativo e un sistema di trasporto sostenibile“.

E’ opportuno fare alcune considerazioni:

I toni di Uber successivi alla diffida della Commissione sono del tutto inadeguati, estremamente aggressivi e poco inclini al dialogo. Non è chiara la scelta di questa presa di posizione così forte, probabilmente dettata da precedenti poco felici con la Commissione stessa.

Interessanti i toni di Uber verso la Commissione Californiana: “Siamo lieti di poter condividere i benefici del car-sharing e di UberPool”. I toni sono quelli di chi considera i benefici un fatto e che la Commissione deve solo stare ad ascoltare e capire. Si dice poi che i vantaggi apportati da questi servizi sono “ineguagliabili”. La mia personale sensazione è che chi ha preparato questi comunicati ha passato troppo tempo a fare pitch per Ventures e ha perso la dimensione della realtà e il ruolo della Commissione Trasporti Pubblici Californiana.

Di certo, vista la pochezza dei risultati, Uber farebbe bene a dotarsi di persone in grado di saper gestire i rapporti con le pubbliche amministrazioni.

Molto più moderata e intelligente invece la posizione di Lyft che volutamente non usa la parola “condividere i benefici del car-sharing” ma parla di voler “discutere queste nuove forme di trasporto” con la Commissione. Probabilmente proprio la posizione di follower che oggi ha Lyft sul mercato rispetto ad Uber, la porta a più miti consigli.

Oltre alle imprudenze comunicative di Uber, va certamente detto che la Commissione ne fa più una questione di principio poichè il vantaggio per i consumatori e per l’inquinamento è innegabile.

Tuttavia, se passasse il principio per cui le autorità pubbliche democraticamente elette, deputate a monitorare la gestione della cosa pubblica e a confrontarsi con i consumatori, possano essere liberamente bypassate dagli usi e costumi generati in rete, il rischio sarebbe delegare ogni forma di gestione di interessi pubblici a soggetti totalmente privati che di tutto hanno come obbiettivo fuorché quello (sbandierato) del bene pubblico.

Sarebbe quindi stato opportuno che Uber, Lyft e SideCar si fossero prima confrontati con la Commissione per capire se e come gestire questa attività.

Il progresso tecnologico e l’innovazione sono sicuramente il grande tema di questi anni in un epoca di grandi cambiamenti, ma non è accettabile definire ogni soggetto pubblico che cerca di mettere un freno all’autogestione privata di cose pubbliche, come un qualcosa contrario all’innovazione.

Con tutto il grande valore che le startup innovative stanno apportando in tutto il mondo, in termini di benessere e di sviluppo di nuove forme di servizi e di socializzazione, non va dimenticato che queste – giustamente – perseguono solo un obbiettivo: gli utili societari o il valore dell’azienda. Tutti gli altri benefici sono solo collaterali ed eventuali.

Le Startup sono multinazionali con il pregio di non schiacciare i consumatori sotto il peso di prodotti scadenti o dannosi ma anzi di proporre prodotti e servizi innovativi di grande utilità per questi.

Tuttavia è sempre opportuno avere degli organismi pubblici che monitorino lo sviluppo incontrollato di queste attività sia per proteggere i partner commerciali (nel caso di Uber, Lyft e SideCar i tassisti, nel caso di Booking.com e di Airbnb gli albergatori, etc.) altrimenti si rischiano forme di sfruttamento generate dalla corsa al ribasso dei prezzi da fornirsi on line sempre più velocemente e sempre al meglio, in una disperata ricerca del cliente nel mercato globale, sia di proteggere i consumatori che prima o poi potrebbero ritrovarsi incastrati in un mercato monopolizzato o (peggio) oligopolizzato (la versione bella e legale del monopolio a stelle e strisce).

A cura dell’Avv. Massimo Simbula