L’hate speech è un termine utilizzato nella giurisprudenza anglosassone per definire la comunicazione destinata a fomentare comportamenti violenti e razzisti contro categorie protette. Un concetto utilizzato per identificare i discorsi che attaccano un individuo o un gruppo sulla base di attributi identitari come il genere, l’origine etnica, la religione, la disabilità o l’orientamento sessuale.
La cancelliera tedesca Angela Merkel si è recentemente rivolta a Facebook chiedendo di prendere iniziative contro l’incitamento alla violenza diffuso sul social network.
Facebook, dopo un incontro con il Ministro della Giustizia Heiko Maas, ha comunicato la nascita di una task force con il governo tedesco, a cui probabilmente si uniranno a breve anche altri colossi del web.
Facebook ha annunciato che l’attività di contrasto all’hate speech si articolerà in tre azioni: una partnership con FSM, community tedesca formata da volontari che si occupano della protezione dei giovani in rete, una task-force formata da membri di partiti politici e comunità online per diffondere i principi contro l’incitamento all’odio e una campagna di comunicazione ad ampio raggio per promuovere una comunicazione consapevole, con consulenza di esperti internazionali della materia.
La società di Mark Zuckerberg viene da sempre criticata per la sua effettiva mancanza di controllo sull’hate speech.
C’è attesa quindi per un decisivo cambio di rotta. E sopratutto per un accordo simile con il Governo Italiano visto il livello di attacchi pubblicati su Facebook.