Il settore relativo allo sviluppo di applicativi per mobile potrebbe conoscere a breve il suo destino in tema di copyright.
E’ infatti giunta in questi giorni dinanzi alla Corte Suprema degli Stati Uniti d’America la causa intentata da Oracle nei confronti di Google. Causa persa in prima istanza da Oracle dinanzi al giudice californiano e poi vinta da quest’ultima in Appello dinanzi alla Corte di Washington,
Si veda in tal senso la decisione della Corte d’Appello del maggio 2012.
La questione verte sul copyright relativo alla struttura, sequenza, e organizzazione di 37 pacchetti API Java.
Il tema su cui dovrà pronunciarsi la Corte, sulla base della petition di Google presentata pochi giorni fa, è il seguente: può il copyright estendersi a tutti gli elementi di un software per computer (incluso sistema e metodo di funzionamento) se tali elementi del software possono essere realizzati e scritti con metodologie diverse pur determinando lo stesso risultato?
In sostanza Google e i suoi legali sostengono che la pronuncia della Corte d’Appello di Washington abbia ignorato completamente la differenza sostanziale tra brevetto e copyright creando un pericoloso precedente il quale, come noto, in diritto anglosassone è vincolante per le pronunce giudiziali future su casi analoghi o identici.
Google evidenzia nella sua petition che una sentenza come quella della Corte d’Appello di Washington, se fosse stata emessa agli albori di internet, avrebbe completamente bloccato qualunque evoluzione tecnologica creando pochi monopolisti e impedendo quindi la crescita di internet e delle sue applicazioni così come lo conosciamo oggi.
Attendiamo ora la risposta di Oracle alla petition di google e sopratutto se la Corte Suprema consideri ammissibile il ricorso.
Avv. Massimo Simbula