Scroll Top

Giornalismo: l’aggiornamento di un articolo on line deve essere subito visibile

L’aggiornamento di un articolo pubblicato on line deve essere immediatamente visibile al lettore, sia nel titolo sia nel contenuto dell’anteprima (la cosiddetta preview). Non è sufficiente apporre una postilla alla fine dell’articolo. Solo così può dirsi effettiva la tutela garantita alla persona che chiede di aggiornare i dati a veder riconosciuta la sua attuale identità sociale. Lo ha affermato il  Garante privacy nell’accogliere parzialmente il ricorso di un uomo che, coinvolto in una vicenda giudiziaria quando rivestiva un ruolo pubblico, era stato poi scagionato e la sua posizione processuale archiviata [doc. web n. 5690019].

news-onlineL’uomo si era rivolto all’Autorità  insoddisfatto dalle modalità adottate dal quotidiano che si era limitato ad inserire una breve nota alla fine di due articoli dei quali aveva chiesto l’aggiornamento.  La presenza in rete di queste “vecchie” informazioni – secondo il ricorrente arrecava un pregiudizio alla sua reputazione, personale e professionale, non corrispondendo a quanto realmente avvenuto, come dimostrato dalla successiva archiviazione del procedimento penale a suo carico.

L’Autorità, ritenendo comunque lecito il trattamento dei dati contenuti negli articoli mantenuti on line nell’archivio storico del quotidiano, ha rilevato tuttavia che il diritto della persona di ottenere l’aggiornamento delle informazioni che lo riguardano deve essere comunque garantito  qualora eventi successivi abbiano modificato quanto riportato, incidendo in modo significativo sul suo profilo e sulla sua immagine.

L’aggiornamento, inoltre, per salvaguardare l’attuale identità sociale della persona deve essere effettivo e non limitato ad una postilla poco visibile.

Non giudicando quindi adeguate le modalità scelte dall’editore, il Garante ha chiesto di rendere visibile, sia nel titolo che nelle preview, l’esistenza di sviluppi della vicenda: mediante, ad esempio, una nota accanto o sotto il titolo dell’articolo.

Garante Privacy – 21 novembre 2016