«Rinnovare un brevetto, in tutta Europa, su 10 o 20 anni potrà arrivare a costare a una Pmi fino all’80% in meno rispetto a quanto avviene oggi». Un’agenda fitta di appuntamenti, giovedì scorso a Roma, per Benoit Battistelli, presidente di Epo (lo European Patent Office, ovvero l’ente che da Monaco di Baviera rilascia i brevetto europei) con l’obiettivo di mettere a punto i dettagli tecnici dell’adesione dell’Italia (annunciata a metà maggio e formalizzata a Bruxelles dall’Esecutivo a luglio) alle regole del brevetto unico europeo.
Il dossier italiano è sul tavolo della Commissione Ue che ha tempo sino a novembre per vagliare i requisiti del nostro Paese.
In realtà, il sì – scontato – a Roma sarebbe già pronto. E diverse indiscrezioni lo danno in arrivo tra fine settembre e metà ottobre. Ma lo ha detto anche il sottosegretario allo Sviluppo economico, Simona Vicari, incontrando Battistelli: «Siamo fiduciosi che entro questo mese possa concludersi l’iter formale».
Tanto è vero che a metà ottobre l’Italia siederà per la prima volta nel selected committe degli Stati membri aderenti, che sta scrivendo le regole del nuovo meccanismo e soprattutto sta studiando come ripartire gli oneri finanziari tra i diversi Paesi. Oggi il brevetto europeo che Epo gestisce consiste in un insieme di brevetti nazionali validi unicamente per i Paesi selezionati dal titolare che vuole depositare. Quello unitario, che dovrebbe scattare nella prima metà del 2016, conferirà automaticamente protezione legale uniforme in tutti i Paesi della Ue con un unico iter e un unico pagamento.
«Le nuove tariffe – ha spiegato Battistelli – che coprono il territorio dei 26 Stati membri dell’Ue che partecipano al brevetto unitario, corrisponderanno alla somma totale delle tariffe di rinnovo attualmente versate per i quattro paesi in cui i brevetti europei sono al momento più frequentemente convalidati (Germania, Francia, Regno Unito e Paesi Bassi). Per i primi 10 anni, ossia la durata media di un brevetto europeo, il costo di rinnovo per un brevetto unitario sara pari a meno di 5mila euro, e il totale complessivo da pagare per il suo mantenimento su 20 anni ammonterà a poco più di 35.500. Oggi, negli stessi 26 Stati membri , si arriva, rispettivamente, a 29.500 euro e a quasi 159mila euro. Si tratta di una riduzione del 78% rispetto alla situazione attuale. Insomma – conclude – il sistema è concepito per incentivare la capacità brevettuale delle Pmi, che potranno godere anche di una riduzione del 30% sui costi di prima registrazione e di 500 euro di compensazioni finanziarie se affrontano costi di traduzione verso una delle 3 lingue ufficiali (inglese, francese o tedesco)».
Su questo punto, il sottosegretario Vicari, ha chiesto di più: «almeno il doppio del rimborso per le traduzioni e una revisione al ribasso di costi e oneri per le Pmi che dovranno accedere al tribunale unificato dei brevetti». Infine, ha sottolineato Vicari, «procederemo spediti con le ratifiche parlamentari di brevetto e tribunale Ue, ma difficilmente ce la faremo prima del 2016».
Ma Battistelli apre anche alla possibilità che l’Italia possa diventare sede di uno dei possibili tribunali decentrati (oltre a quelli di Parigi, Londra e Monaco). «Sarebbe appropriato – ha aggiunto Battistelli – perché l’Italia ha un ampio capitale manifatturiero di Pmi e giudici qualificati. Per questo dovrebbe lavorare per proporsi come punto di riferimento anche per altri Paesi membri vicini».
Fonte: Il Sole 24 ore