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Bitcoin: come viene trattato dagli organi regolatori. Snapshot al 2015

Come noto seguiamo sempre con attenzione la costante evoluzione normativa e regolamentare relativa ai Bitcoin. Qui sotto in sintesi, una istantanea della situazione mondiale al gennaio 2015. Naturalmente la materia è in continua evoluzione e sarà sempre opportuno svolgere accurate verifiche.

Per l’Italia in particolare si ricorda la recente comunicazione del 30 gennaio 2015 della Banca d’Italia che ritiene non applicabile la normativa anti-riciclaggio ai portafogli di bitcoin mentre invita le banche a valutare con attenzione i rischi indicati dall’EBA nel comunicato del luglio 2014.

Per ulteriori approfondimenti, si rimanda al documento “Avvertenza sull’uso delle cd. valute virtuali”, pubblicato sul sito internet della Banca d’Italia.

Inghilterra

Banca d’Inghilterra

La Banca d’Inghilterra non sembra voler adottare pronunce sistematiche e coordinate volte a proibire o comunque disincentivare l’uso dei Bitcoin, anche se ci sono alcune pronunce contraddittorie sul punto.

Sicuramente la banca inglese ha avuto modo di precisare come le valute virtuali possano avere una importante funzione in un sistema di contabilità decentrata.

Financial Conduct Authority

Anche l’autorità finanziaria inglese, come la Banca d’Inghilterra, non sembra avere preso una posizione chiara sulle valute virtuali. Ha pubblicato nel suo sito il comunicato dell’EBA del luglio 2014 e rifiutato di autorizzare bitcoin exchanger sostenendo di non avere autorità per autorizzare tale tipo di attività.

Tuttavia ha recentemente pubblicato, nel novembre 2014, un interessante rapporto dal titolo “Innovation in UK consumer electronic payments” che sembra aprire a nuovi scenari legati a monete decentralizzate come il bitcoin e che vi invitiamo a leggere.

 HM Revenue & Customs

L’agenzia governativa inglese ha pubblicato una comunicazione nel marzo 2014, nella quale si dice che non verrà applicata l’IVA ai trading di bitcoin, dimostrando così di non voler trattare il bitcoin come un voucher quanto piuttosto come una valuta vera e propria.

Ad ogni modo l’agenzia governativa si dimostra molto interessata a comprendere dalla base di utilizzatori quali possono essere i vantaggi e i rischi legali all’uso della moneta virtuale e in questo senso va la richiesta pubblica di informazioni lanciata il 3 novembre 2014 contenete una serie di articolate domande.

Scorrendo la call of information sulle valute virtuali lanciata dalla HM Revenue & Customs inglese 4 mesi fa, si nota come l’approccio delle autorità inglesi sia anni luce più evoluto rispetto agli scialbi comunicati della Banca d’Italia spesso caratterizzati da poca conoscenza del fenomeno.

Unione Europea

La Banca Centrale Europea e la European Banking Authority, si dimostrano piuttosto contrarie all’uso delle valute virtuali. In un primo tempo, la Banca Centrale Europea ha ripetutamente detto (sin dal 2012) che le monete virtuali non rientrano nell’ambito della direttiva sui pagamenti elettronici e che non dovrebbero essere materia di interesse delle istituzioni finanziarie. Suonava al tempo come una forma di voluto disprezzo onde evitare di prendere posizione riconoscendo dignità a Bitcoin & co.

Posizione che, come detto sopra, ha poi preso in modo netto nel luglio 2014, nel comunicato con il quale si avvisano gli utilizzatori di valute virtuali e le banche europee degli innumerevoli rischi che risiedono nell’uso di tali valute (impropriamente dette).

Germania

Ministero delle finanze

Il Ministro delle Finanze tedesco si è spinto molto in la nella regolazione dei bitcoin avendo stabilito chiaramente che, qualora le società commerciali intendano utilizzare valute virtuali per le loro transazioni commerciali, devono chiedere una autorizzazione alla Federal Financial Supervision Authority.

Inoltre ha stabilito che i bitcoin sono una unità di conto e una forma di moneta privata.

Stati Uniti

Gli Stati Uniti sono i più prolifici in pronunce e pubblicazioni relative alle valute virtuali e sul punto hanno avuto modo di esprimersi più volte la Federal Reserve Bank of New York, il New York Department of Financial Services e l’Internal Revenue Services.

In particolare la FED ha comunicato nel 2014 di non avere competenza a supervisionare o regolare i bitcoin.

L’Internal Revenue Services ha stabilito che dal punto di vista fiscale i bitcoin sono una proprietà e come tale verrà tassata con applicazione delle stesse norme che vengono applicate al baratto e agli investimenti in titoli azionari (stocks).

Il New York department of Financial services ha pubblicato nel luglio del 2014 una bozza di regolamento poi sottoposta al vaglio degli interessati per commenti e proposte di modifiche. Il redattore della bozza, Benjamin M. Lawsky , non è più a capo della commissione che dovrà redigere la bozza finale di regolamento.

In proposito si rinvia agli articoli pubblicati su questo blog:

Normativa americana sui BTC? Poco autorevole e molto autoritaria.

Virtual Currency e NYSDFS.

Inoltre il 27 ottobre 2014 il FinCen, in una delle sue numerose risposte ufficiali ad operatori in valute virtuali che chiedevano chiarimenti, forniva precisazioni in merito a valute virtuali e trasferimenti monetari, richiamando in ogni caso le istruzioni pubblicate nel marzo del 2013 sull’uso di tali valute.

Russia

Si potrebbe dire che la Russia in questo periodo storico avrebbe tanto bisogno dei bitcoin. Tuttavia nel 2014 ha emesso un atto in forza del quale cittadini e società non possono creare, emettere o volontariamente disseminare informazioni relative al rilascio o alla operatività di valute virtuali. Il divieto entrerà in vigore a partire dalla fine del 2015. Da recenti informazioni sembrerebbe che il Governo Russo abbia già bloccato tutti quei siti internet che promuovono, operano o intendono operare in bitcoin.

Nel febbraio del 2014 si era già pronunciato il Procuratore Generale il quale ci ha informato chiaramente che la moneta ufficiale in Russia è il rublo e che qualunque derivato o surrogato come i bitcoin non sono ammessi.

Un altro esempio di democrazia di questo bel paese.

Qui di seguito, per concludere questa breve istantanea, si riporta una chart sulla situazione relativa alla legittimità dei bitcoin nei vari paesi del mondo, pubblicata su Wikipedia (fonte)

Country Legal? Notes
 Australia Yes
 Austria Yes
 Bangladesh No[4]
 Belgium Yes
 Bolivia No[
 Brazil Yes
 Bulgaria Yes
 Canada Yes
 China (PRC) Restricted

 Colombia Yes
 Czech Republic Yes
 Denmark Yes
 Ecuador No
 Estonia restricted
 Finland Yes
 Germany Yes
 Hong Kong SAR Yes
 Iceland No[4]
 India Restricted
 Indonesia Restricted
 Israel Yes
 Japan Yes
 Jordan Restricted
 Kyrgyzstan No
 Lebanon Restricted
 Lithuania Yes
 Malaysia Yes
 Norway Yes
 Philippines Yes
 Poland Yes
 Russia No
 Slovenia Yes
 Singapore Yes
 South Korea Yes
  Switzerland Yes
 Sweden Yes
 Taiwan Restricted
 Turkey Yes
 United Kingdom Yes
 United States Yes
 Vietnam No