Continua la battaglia degli avvocati contro quei laureati italiani in giurisprudenza che vanno in Spagna per conseguire più facilmente il titolo e tornano poi in Italia richiedendo, e spesso ottenendo, l’iscrizione ad uno degli Albi dei 130 Ordini forensi. L’Associazione nazionale avvocati italiani (Anai) ha rivolto al ministro della Giustizia, Orlando, l’invito «a predisporre una legge che stronchi questa prassi deleteria per l’avvocatura». «In relazione all’iscrizione all’albo degli ingegneri la Corte di Giustizia Ue (con la decisione 29 gennaio 2009) ha affermato che il duplice riconoscimento in uscita e poi in entrata dall’estero rappresenta una costruzione di puro artificio che contrasta con il principio comunitario in base al quale i cittadini non possono avvalersi fraudolentemente o abusivamente del diritto comunitario» ha dichiarato il presidente Anai Maurizio De Tilla. «Secondo il Cnf – ha dichiarato De Tilla – si possono rifiutare le iscrizioni degli avvocati “made in Spain” qualora sia accertato il carattere artificioso del percorso che ha portato alla relativa richiesta». (a.b.) – La Repubblica – Affari e Finanza