iGloss@ 1.0, è un progetto partito da Cagliari, patrocinato da Google e presentato ieri alla presenza del Ministro Orlando. Ideato da Isabella Mastropasqua, Luca Pisano e Valeria Cadau, iGloss@ 1.0, è un Glossario che vuole rappresentare una guida per gli operatori del settore giustizia e polizia postale, famiglie, educatori, insegnanti e privati cittadini in relazione ai comportamenti devianti e criminogeni in rete. NON tutto è lecito online. Anzi, troppo spesso la rete diventa un campo di battaglia dove si consumano diverse tipologie di reati e comportamenti devianti al limite del lecito che con sempre più frequenza coinvolgono, nel bene e nel male, giovani e minori. Il tema del rapporto tra adolescenti e web è un tema non da oggi al centro dell’agenda dei legislatori e delle grandi aziende che operano in rete: anche i più grandi social network, come Facebook, si stanno attivando con iniziative per contrastare il cyberbullismo. Secondo una ricerca dell’Osservatorio Open Eyes e del Miur, il 26% dei ragazzi è vittima di cyberbullismo, e il 23,5% si definirebbe un cyberbullo. Mentre uno studio americano ha evidenziato che il 78% degli adolescenti che si sono suicidati era finito sotto tiro dei bulli a scuola o su internet. Proprio per prevenire il far west online e tutelare i più piccoli in rete è nato iGloss@ 1.0, un abbecedario composto da 55 voci consultabile sul sito del ministero della Giustizia e realizzato dall’Ufficio Studi, Ricerche e Attività Internazionali del Dipartimento Giustizia Minorile e dall’IFOS Master in Criminologia clinica e Psicologia Giuridica, rivolto non solo agli operatori dei servizi sociali, sanitari e giudiziari ma anche ai giovani e ai loro genitori. L’obiettivo primario di questo speciale dizionario è molto semplice: tutelare i minori che, approcciando al web, possono essere più o meno inconsapevolemente “vittime” o “autori di reato”. L’iniziativa ha il patrocinio di Google Italia, Associazione italiana dei magistrati per i minorenni e per la famiglia e dell’Ordine degli assistenti sociali. Fin dal nome scelto, iGloss@ 1.0, appare evidente la scelta di coniugare nella guida termini legati al passato, come “abbecedario”, con espressioni tipiche della modernità, a cominciare dalla particella “i” che ci ricorda tecnologie come l’iPad. Il testo sarà con ogni probabilità oggetto di aggiornamento nei prossimi anni e ad una versione 1.0 seguirà una 2.0. “Il mondo degli adulti non ha sovente gli strumenti utili a decodificare il crimine online. Per trattare questo fenomeno c’è bisogno di un nuovo impianto normativo. Apprezzo il lavoro svolto dalla commissione Affari costituzionali e auspico che il disegno di legge sui crimini online in esame al Senato sia approvato al più presto perché riconoscere il reato online è un fenomeno sempre più diffuso e sempre piú pericoloso” ha affermato il ministro della Giustizia Andrea Orlando in occasione della presentazione della guida. Si tratta di una raccolta di termini specialistici sui comportamenti online a rischio, dalla A di “action fraud” alla W di “whaling”. Ogni termine di iGloss@ (disponibile in rete in italiano e inglese) offre una sintetica spiegazione delle principali caratteristiche della condotta e una breve nota sulle sue proprietà socio-giuridiche. Per ogni comportamento incluso nell’abbecedario è sottolineato tra parentesi se il fatto in questione rappresenti un’azione penalmente perseguibile oppure solo un’azione che viola norme a carattere morale per cui si può parlare di comportamento deviante. Inoltre per ogni comportamento, deviante o criminale, sono stati indicati i principali riferimenti normativi ( a cominciare dagli articoli del codice penale), utili per inquadrare le caratteristiche anti sociali o anti giuridiche dell’azione compiuta, con l’obiettivo non soltanto di descrivere e inquadrare i nuovi fenomeni della devianza online ma anche di favorire l’acquisizione di consapevolezza sulle conseguenze sociali e giudiziarie di queste specifiche trasgressioni. Accanto a termini che sono entrati nel linguaggio comune, come “mailbombing”, “phishing” e “spamming”, nel dizionario si trovano anche parole a cui non tutti saprebbero dare una definizione: scopriamo così che “catfish” significa assumere un’identità appartenente ad un’altra persona ( in questo caso si tratta di reato), mentre il “cyberbashing” è un particolare tipo di cyberbullismo che consiste nel videoregistrare un’aggressione fisica nella vita reale per poi pubblicarla online (anche in questo caso è un reato). Un comportamento ad alto rischio è invece il “driving selfie”, una specifica tipologia di selfie che consiste nello scattare a se stessi una fotografia mentre si guida. Leggendo la parola sul dizionario scopriamo, alle voci correlate, come vengono definite tante altre tipologie di selfie: dal “gelfie” (fotografia fatta a se stessi durante un’attività sportiva) all'”owling”, che consiste nel fotografarsi in posizione da gufo in luoghi insoliti e pericolosi. Attenzione anche alle liti online, perchè il rischio di incappare nel “flaming” è concreto: si tratta di una battaglia verbale online attraverso messaggi elettronici, violenti e volgari per una durata temporale delimitata dall’attività online condivisa. In questo caso l’ingiuria e la diffamazione non sono possibilità così remote. Attenzione anche ai reati e alle azioni a sfondo sessuale, comportamenti sempre più diffusi tra i minori: un esempio è il “sexting”, l’atto di inviare fotografie e messaggi di testo sessualmente espliciti. Un’azione che molto spesso vede protagonisti ( e vittima di ricatti) molti adolescenti.