[:it]Gli autori di questo post sono Stefano Capaccioli, dottore commercialista, fondatore di Coinlex, società di consulenza e network di professionisti sulle criptovalute e soluzioni blockchain, nonché presidente di Assob.it e l’avvocato Massimo Simbula, Associazione Copernicani, esperto in normativa FinTech.
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Il 2 gennaio 2020, Consob ha pubblicato il Rapporto Finale sulle offerte iniziali e gli scambi di cripto-attività (tra le quali le cripto-valute come il bitcoin o i token nelle cosiddette Ico), rapporto prodotto a seguito di un confronto pubblico che ha coinvolto gli operatori di mercato attraverso la pubblicazione, il 19 marzo 2019, di un documento per la discussione, seguito da un public hearing tenutosi il 21 maggio 2019.
Nei giorni successivi è stata pubblicata una quantità di articoli sulla stampa generalista e specializzata, concordi sul fatto che la Consob si fosse resa protagonista di un’apertura nei confronti delle cripto-attività, chiarendo alcuni punti e auspicando l’intervento del Legislatore.
Dieci mesi di lavoro per il Rapporto Finale che, secondo le stesse parole di Consob, “vuole essere un contributo al dibattito, elaborato in vista dell’eventuale definizione di un regime normativo in ambito nazionale che disciplini lo svolgimento di offerte pubbliche di cripto-attività e delle relative negoziazioni”.
L’inattesa uscita durante il periodo delle feste natalizie e l’aver partecipato sia alla Consultazione sia agli incontri ha sollevato dubbi e perplessità: in primis, la percezione di un’elevata resistenza dell’establishment dei mercati finanziari, come risulta chiaro dal public hearing e dalle risposte in calce al Rapporto Finale, ai quali questa innovazione preoccupa per la perdita di potere (Banche di Investimento, Studi Legali, Accademia, Società di Intermediazione Mobiliare), ostilità che certamente non ha agevolato la Consob nel suo lavoro.
In secondo luogo, l’affermazione che la Consultazione costituisca esclusivamente un contributo al dibattito finalizzato ad un regime normativo in ambito nazionale ove non era più presente la parte sul concetto di “prodotto finanziario”.
La scarsa vena critica della stampa nei confronti della Consob ha ricordato l’infausta orchestrina sul Titanic, dato che nessuno pare abbia guardato fuori dal finestrino italico verso Bruxelles.
Il 10 settembre 2019, Ursula von der Leyen (neo presidente della Commissione Europea) inviava la Mission Letter al commissario Valdis Dombrovskis, Vice Presidente e Commissario europeo per la stabilità finanziaria, i servizi finanziari e il mercato unico dei capitali, in cui veniva chiaramente indicato a pagina 6: assicurare un approccio comune con gli Stati Membri.
La Consob ha dovuto accelerare la Pubblicazione degli esiti della Consultazione per evitare che tale lavoro fosse superato, ma vi è stata un’ulteriore accelerazione, passata sotto silenzio da Osservatori, Analisti, studiosi, organi di informazione.
Il 13 dicembre 2019, il ROFIEG (Gruppo di esperti sugli Ostacoli Regolatori all’Innovazione Finanziaria – FinTech) istituito presso la DG FISMA pubblicava il proprio Final Report.
In tale rapporto, il fattore più importante dell’approccio dell’UE alle criptoattività è individuato nell’uniformità, sul principio secondo cui le attività che creano gli stessi rischi devono essere disciplinate dalle stesse regole in tutta la UE, evitando così la frammentazione, l’arbitraggio normativo, la corsa al ribasso in termini di rigore e di tutele. Un fattore è nella necessità di coordinamento con i partner internazionali, tenendo conto della natura intrinsecamente senza confini delle tecnologie e della necessità di coerenza internazionale.
Senza indugio, la Commissione Europea ha lanciato il 19 dicembre 2019 (giovedì), una Consultazione Pubblica per la realizzazione di un Quadro Comune Regolamentare Europeo per le cripto attività: una direttiva e-cripto.
La Consob, con le Feste di Natale di mezzo, ha voluto/dovuto pubblicare il proprio Rapporto Finale in gran fretta, per evitare che il lavoro svolto perdesse di qualsivoglia interesse a causa della Consultazione in corso finalizzata alla creazione di una direttiva sulle cripto-attività.
La mossa dell’Unione Europea verso una direttiva è interessante e condivisibile per evitare che l’innovazione venga bloccata sia da leggi miopi sia in nome di una non meglio tutela dei mercati e dei risparmiatori e che gli Stati Membri si muovano in maniera disarmonica introducendo norme spesso pasticciate e emanate per logiche di marketing.
Nel caso italiano gli esempi non mancano, quale l’inserimento frettoloso in fase di conversione di decreti legge (Decreto Competitività e del suo articolo 8ter) o l’introduzione della V direttiva antiriciclaggio con testi e terminologia diversi rispetto al dettato Europeo.
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