All’interno del ddl concorrenza attualmente all’esame del Parlamento, si appresta a essere affrontato il tema dei contratti di locazione non abitativi.
L’idea è quella di ottenere meno vincoli sulla durata dei contratti di locazione degli immobili ad uso diverso dall’abitativo, con l’obiettivo di favorire le pmi e le start-up innovative.
Ed è, quindi, questo lo scopo di un pacchetto di emendamenti che puntano a una revisione della normativa in materia, risalente alla legge sull’equo canone del 1978.
Secondo i proponenti, tra cui si contano senatori sia di maggioranza (Aldo Di Biagio, Laura Bianconi, Federica Chiavaroli, Bruno Mancuso e Antonio De Poli di Area popolare) che di opposizione (Cinzia Bonfrisco e Luigi Perrone del gruppo Conservatori e Riformisti) la legge n. 392/1978 nella parte in cui obbliga le parti a stipulare contratti di locazione per periodi lunghissimi (12 o 18 anni a seconda dell’attività intrapresa) nel corso dei quali il canone rimane immutato, eccezion fatta per l’adeguamento Istat, è “fuori dal tempo” in quanto risponde a bisogni “radicalmente mutati nel corso dei decenni” e non tiene conto del fatto che con l’esplosione della crisi economica sarebbe meglio prevedere contratti di breve durata, oppure contratti che prevedano esplicitamente una differenziazione dei canoni negli anni.
Solo in questo modo si potrebbero concordare canoni ridotti rispetto a quelli di mercato. Viceversa, con le attuali regole, un regime di favore per le pmi non è nemmeno lontanamente ipotizzabile.
Stessa cosa dicasi per le start-up innovative che, secondo i senatori proponenti, sarebbero agevolate dalla semplificazione della normativa sulle locazioni non abitative. Gli emendamenti prevedono quindi la possibilità per le parti di concordare contrattualmente, per iscritto, termini e condizioni in deroga ai paletti previsti dalla legge 392.