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YODA e il diritto di proprietà sul Software

Il repubblicano Blake Farenthold e il democratico Jared Polis, hanno recentemente presentato al legislatore statunitense una proposta di legge che punta ad affrontare la questione del possesso dei beni digitali intervenendo sul Copyright Act.

La proposta prevede l’introduzione nella normativa sul diritto d’autore di un comma che aggiunge la possibilità di vendere una copia autorizzata di un programma necessario al funzionamento di un prodotto o di una macchina nel momento in cui questo prodotto o questa macchina vengano venduti o trasferiti.

La proposta di legge si chiama YODA, “You Own Devices Act”, e d intende affrontare la tematica relativa alla proprietà dei prodotti tecnologici costituiti da elementi hardware (di cui è innegabile il possesso), ma anche da elementi software, immateriali e quindi non deperibili, duplicabili potenzialmente all’infinito.

Due elementi che mettono in crisi l’istituto giuridico del possesso e che hanno permesso ai produttori di associare alle proprie merci e servizi particolari licenze e di sfruttare le forme della proprietà intellettuale per limitare la libertà degli utenti di disporne a proprio piacimento.

Gli utenti di tali prodotti spesso ottengono solo in licenza quello che pensano di aver acquistato (che sia un programma, una canzone presa da iTunes o un ebook): il problema, con l’evolversi dei prodotti smart, rischia di aggravarsi finendo per coinvolgere il software correlato ad automobili, orologi e a qualsiasi altro prodotto tangibile che si accompagni ad applicazioni.

Questo discorso apparentemente astratto sul concetto di possesso si è concretizzato principalmente in due situazioni: il mercato dell’usato e la possibilità di trasmettere in eredità i propri beni digitali.

Tramite licenza e appellandosi al diritto d’autore, infatti, i venditori limitano tutta una serie di libertà altrimenti permesse agli utenti: per esempio, spaventati dal non deperimento e della copia possibile dei beni digitali, ne proibiscono la vendita, inibendo la dottrina dell’esaurimento del diritto ed annullando in questo modo il mercato di seconda mano.

Tali situazioni sono già state affrontate da diversi tribunali in tutto il mondo e spesso con pronunce radicalmente opposte fra loro.

Per questo YODA è stato da subito ben accolto dagli osservatori e dalle associazioni che si battono a tutela dei diritti dei cittadini come Public Knowledge e EFF.