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La Internet Watch Foundation

La Internet Watch Foundation (“IWF”) è una fondazione inglese senza scopo di lucro, che dal 1996 lavora per eliminare dalla rete immagini pedopornografiche.

Gli utenti che ritengono una fotografia potenzialmente pedopornografica o comunque lesiva dei diritti fondamentali del fanciullo, possono segnalare alla IWF l’immagine e il sito internet. La IWF, dopo una attenta istruttoria, qualora ritenga fondata la denuncia dell’utente, si attiva – anche presso le sedi giudiziari competenti – per ottenere la rimozione della fotografia incriminata ed eventualmente per avviare una azione penale nei confronti dei responsabili della pubblicazione e degli autori della fotografia.

Negli ultimi 6 mesi sono accaduti una serie di fatti che hanno reso ancora più importante il ruolo della Internet Watch Foundation e in questo post cerco di riassumere questa interessante evoluzione.

Gli ISP e la IWF

La relazione indipendente del Parlamento Inglese (aprile 2012), sugli abusi nei confronti di minori on-line, fornisce molti spunti che evidenziano il sempre crescente ruolo della Internet Watch Foundation e dei suoi rapporti con gli Internet Service Providers.

In particolare si evidenzia come 6 società – BT, Virgin Media, TalkTalk, Sky, Everything Everywhere e O2 – che controllavano oltre il 90% del mercato delle TLC, di fronte al sempre maggior numero di denunce presentate da utenti, associazioni, procuratori e avvocati, in merito alla presenza on-line di immagini pedopornografiche o comunque in violazione dei diritti del fanciullo, sono passati da un atteggiamento passivo (che lasciava cioè all’utente il compito di gestire in autonomia il problema, senza reali sistemi di difesa) ad un atteggiamento cooperativo, fornendo alla IWF tutti gli strumenti necessari per affrontare caso per caso queste problematiche.

L’adesione di nuovi ISP alla IWF è costante.

Nel febbraio 2014 (meno di tre mesi fa), la JT Global ha aderito all’IWF, portando a 116 il numero degli ISP che collaborano oggi con la fondazione no profit. Vedi l’annuncio della IWF in proposito.

IWF e i social media

Non solo Internet Service Providers aderiscono alla IWF ma anche numerosi social media quali Facebook, Twitter, Badoo. Di recente ha aderito anche il famoso motore di ricerca ask.fm, al fine di garantire un maggiore controllo sui contenuti pubblicati sul suo sito.

Il cambiamento di atteggiamenti.

All’epoca della citata relazione indipendente del Parlamento Inglese del 2012, si registravano dichiarazioni come quella di Naomi Gummer, public policy analyst a Google la quale, secondo quanto riportato dal Telegraph, sosteneva che il problema dell’accesso alla rete da parte di minori e il monitoraggio dei loro comportamenti on line era un problema dei genitori e nessun provvedimento legislativo avrebbe potuto essere efficace in considerazione della sempre più rapida evoluzione tecnologica.

Questi atteggiamenti e sopratutto le limitate donazioni che i principali social network hanno fatto alla IWF almeno al 2012 hanno reso molto complicato il lavoro della fondazione nell’ambito degli internet social media.

Ricordo che Bing e Google donarono all’IWF circa 20.000 sterline ciascuno mentre facebook 10.000, giustificandosi con il fatto che gran parte dei loro investimenti erano diretti a creare protocolli e complicati sistemi di filtraggio tesi a limitare il più possibile la diffusione di immagini pedopornografiche o comunque fenomeni di child-abuse in genere.

Nel giugno 2013 però c’è stato un deciso cambio di rotta: Google da sola ha donato alla IWF 1 milione di sterline. Sempre 1 milione di sterline è arrivato complessivamente dalle donazioni di BT, Sky, TalkTalk e Virgin Media.
Inoltre la IWF ha assunto un ruolo proattivo e non più solo ricettivo. In sostanza la fondazione non attende più le denunce e le segnalazioni relative a potenziali child-abuse on line, ma agisce di sua iniziativa.

Sempre nel 2013, a novembre, il Primo Ministro britannico ha convocato un summit al quale hanno partecipato motori di ricerca, internet service providers, la Internet Watch Foundation, la National Crime Agency e la National Society for Prevention of Cruelty to Children.

L’intento del summit è sicuramente lodevole e le parti che hanno partecipato sono di assoluto rilievo. Tuttavia permangono molte difficoltà operative, tecniche e di coordinamento che tra l’altro mutano nel tempo essendo mutevole la tecnologia di base che supporta il sistema di comunicazioni in rete.

Agenzie governative

L’attenzione risposta dagli operatori internet in relazione al tema del child-abuse on line e sopratutto le importanti donazioni effettuate ultimamente in favore della IWF, si uniscono ad un altro aspetto interessante: il budget della agenzia governativa Child Exploitation and Online Protection Centre, non è stato più tagliato dal 2010 nonostante i rilevanti tagli di spesa che i Governi britannici hanno operato in questi ultimi anni anche in considerazione della crisi economica.

Solo tra il 2012 e il 2013 la predetta agenzia governativa ha salvato da child-abuse on line ben 790 minorenni, come si evince dal rapporto 2012/2013 del CEOP.

Il fatto che il CEOP sia ora sotto il controllo della National Criminal Agency non ha certamente ridotto le competenze e l’indipendenza del CEOP che, unitamente all’ottimo lavoro sino ad oggi svolto dalla IWF, stanno iniziando a creare un sistema di controllo, di monitoraggio e sopratutto formativo, che sta dando un importante contributo alla lotta contro la pedopornografia on line e i cyberpredatori sessuali.

Certamente l’evoluzione tecnologica rappresenta una importante sfida per tutti gli operatori e coloro che cercano di arginare quanto possibile tali fenomeni ma non deve di per se essere vista come un baluardo insormontabile come sostenuto dalla analyst di Google nell’ormai lontano 2012.

Dal punto di vista italiano, nonostante il grande lavoro portato avanti dalla Polizia Postale, ci troviamo da una parte di fronte ad un continuo taglio di spesa alle forze di polizia che non consente di operare con serenità in ambiti ad alto tasso innovativo e che richiedono quindi personale sempre altamente qualificato e aggiornato, dall’altra dalla assenza di strutture funzionali come la Internet Watch Foundation.