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Cosa è il SESTA e perchè è una legge che può capovolgere la responsabilità dell’intermediario internet.

[:it]SESTA è l’acronimo che sta per “Stop Enabling Sex Traffickers Act” ed è una proposta di legge del senatore Statunitense Rob Portman, finalizzata a definire delle chiare responsabilità degli Internet Service Provider in relazione ad attività di “assistenza, facilitazione, supporto di traffico sessuale”, e ciò in deroga alla Sezione 230 del Communications Decency Act, il quale prevede forme di esclusione di responsabilità civile derivanti da azioni commesse dagli utenti.

A mio modesto avviso credo che senza il “safe harbour” di cui alla sezione 230, probabilmente Internet non sarebbe libero così come noi oggi lo concepiamo.

Esistono molti siti internet americani che santificano questa norma tra cui quello della Electronic Frontier Foundation che ha dedicato una intera sezione del suo sito a questa norma definendola, direi non a torto, “la legge più importante a tutela della libertà di parola in internet”.

Quello che scandalizza della proposta di legge del senatore Portman non è solo la scadente terminologia utilizzata, ma la tecnicalità con la quale si intende emendare una norma così importante come quella di cui alla sezione 230 citata.

Ed infatti, con questa norma si propone di modificare il paragrafo (b) della Sezione 230, in relazione alle politiche governative, con l’aggiunta di un nuovo punto 6 che inserisce la seguente frase tra le finalità governative: “Assicurare la rigida applicazione delle norme penali e civili in materia di traffico sessuale”.

Inoltre, con le successive modifiche proposte al paragrafo (e) della Sezione 230, si stabilisce chiaramente che nulla di quanto previsto in tale sezione potrà in alcun modo impedire o limitare l’applicazione della sezione 1595, Titolo 18 del United States Code in tema di responsabilità civili, cancellando quindi con una parola tutte le prerogative conquistate negli anni dagli internet service provider.

Si potrà essere d’accordo o meno sulla necessità di responsabilizzare anche gli ISP in relazione ai contenuti postati dai loro utenti ma, premesso che già esistono norme che individuano e graduano tale responsabilità (sia negli Stati Uniti che in Europa) e studi di eminenti giuristi che hanno trattato in maniera approfondita la questione, di certo la proposta del senatore Portman non parrebbe (eufemisticamente parlando) illuminante.

La proposta potrebbe essere in contrasto con il primo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti relativo alla libertà di parola: “Il Congresso non promulgherà leggi per il riconoscimento ufficiale di una religione, o che ne proibiscano la libera professione; o che limitino la libertà di parola, o di stampa; o il diritto delle persone di riunirsi pacificamente in assemblea e di fare petizioni al governo per la riparazione dei torti

Portman aveva precedentemente condotto un’inchiesta su Backpage, un sito che raccoglie annunci promozionali di ogni genere  (inclusa una ampia categoria dedicata agli adulti), accusando il sito di agevolare fenomeni di pedo-pornografia e prostituzione minorile.

E’ evidente che nessuna libertà di parola debba in alcun modo impedire allo Stato di perseguire i soggetti responsabili di azioni così gravi e scellerate ma proprio per questo motivo sarebbe stato opportuno raccogliere maggiore consenso intorno alla proposta di legge e renderla tecnicamente inattaccabile sia dal punto di vista costituzionale che interpretativo.

SESTA, a onor del vero, ha ricevuto un sostegno bipartisan da senatori americani, nonché aziende come la 21st Century Fox e Oracle ma non ho rinvenuto in rete o altrove pareri di giuristi qualificati che si sono espressi a favore di questa proposta.

Daphne Keller, del Center for Internet Society presso la Stanford Law School, a pubblicato il 30 ottobre 2017, un breve white paper che riassume in modo chiaro e semplice le principali criticità del SESTA alla prova delle norme sulla responsabilità dell’intermediario internet.

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